Una passione, quella per il vino, indissolubile per la famiglia Mossio. Così come l’attaccamento alla terra, al lavoro e a questi vigneti ubicati in posizioni invidiabili e meravigliosamente panoramiche. La storia di questa azienda ebbe inizio con nonno Francesco e nonna Francesca e poi Luigi ed Ennio Mossio con le mogli entrambe chiamate Margherita sino ai figli. Oggi Valerio e Remo, aiutati dal nipote Michele, sono impegnati in prima persona nella produzione di Dolcetto d’Alba, Bricco Caramelli e Piano delli Perdoni; Barbera, Nebbiolo e Langhe Rosso, frutto di un felice connubbio tra Nebbiolo, Barbera e Dolcetto; Gamvs, Dolcetto d’Alba superiore e le Margherite, un vino passito. Mossio, dunque, il lavoro comune di una famiglia che, con ruoli diversi, ritrova tutti coinvolti verso un unico obiettivo: la qualità del vino.
Dal più antico catasto del comune di Rodello, databile alla prima metà del XVI secolo, l’area, dell’attuale proprietà agricola dell’Azienda, risulta ripartita tra diversi proprietari. Nonostante il suddetto catasto manchi di un numero imprecisato di pagine, si conoscono alcuni nomi dei proprietari dell’epoca: Baldassarre Negro, i fratelli Giovanni Petrino e Antonio Magalli.
Non si conosce il nome, invece, del proprietario di “…una pezza di terra con viti…”. Questo particolare dimostra come la vocazione alla coltura della vite sulla proprietà sia plurisecolare. Nessuno tra i registrati denuncia case. In proposito occorre tenere presente che, all’epoca, non esisteva ancora la cascina com’è oggi intesa: complesso d’abitazione con annessi locali deposito e di lavorazione dei prodotti agricoli. I proprietari terrieri, all’epoca, avevano, per ragioni di sicurezza, la propria abitazione nel recinto fortificato del paese e mantenevano nelle campagne fienili, magazzini o aie per la trebbiatura.
Per quanto riguarda gli altri proprietari possiamo solo supporre che, per la maggior parte, fosse la famiglia Niella, signori di Rodello sin dal 1393. Non ne conosciamo i possedimenti precisi, ma dall’esame del suddetto catasto troviamo, spesso tra i confinanti, i fratelli Galeotto e Simone Niella.
Presenza, provata, dei feudatari nella proprietà, ci viene dalla consultazione del catasto successivo (1649?). In esso, infatti, risulta come unica proprietaria la contessa Clemenza Francesca Niella vedova Falletti, erede universale dei beni dei Niella, appena estinti per linea maschile.
La contessa Clemenza cedette in testamento (1676), tutto ciò che possedeva in Rodello, alla famiglia Caramelli marchesi di Clavesana, in quanto nonna del conte Annibale II Caramelli. Nel suo registro è riportato:
“Al piano delli Perdoni Casina, prato, alteno, et terra consorte Antonio Imallo sotto, e a canto, li beni della chiesa parrocchiale, sotto e da una, ms. Bartolomeo Bruna e Giovannino Cigliuto sotto, e, a canto, la strada pubblica a canto et la strada vicinale in testa, et a canto, e per intro, giornate trentauna, stara quattro, tavole sette, piedi otto..”
Dalla scrittura possiamo, quindi, rilevare, per la prima volta, la citazione della cascina e, tra le coltivazioni, la presenza di un alteno: un’antica tecnica di coltivazione mista, vite-seminativo, utilizzata impiegando lo spazio tra i filari per colture cerealicole. Una tecnica utilizzata dai nostri contadini fino a poco tempo fa (anni ’50 e ’60).